martedì 20 marzo 2018

SAMSUNG S9


La piattaforma hardware di Samsung Galaxy S9 è basata su SoC Exynos 9810 con quattro processori Exynos Mongoose 3 (M3) a 2.8 GHz a elevate prestazioni, e quattro Cortex A55 a 1.7 GHz a basso consumo. Non cambia il processo produttivo che resta a 10nm ma aumentano le frequenze dei core più potenti, come al solito si alternano i due Quad Core in base alla tipologia di task in esecuzione, per riuscire ad avere un buon compromesso tra prestazioni e consumi.

La RAM sul modello standard resta da 4 GB di tipo LPDDR4, abbastanza strano se consideriamo l’andamento del mercato, ci saremmo aspettati almeno 6GB. La GPU è una Mali G72 MP18, mentre la memoria interna è da 64 GB di tipo UFS 2.1 espandibile con MicroSD fino a 400 GB.
Samsung Galaxy S9 è veloce e affidabile in ogni contesto, con una buona reattività nell’utilizzo social o produttivo e senza alcun tipo di problema nell’ambito gaming, anzi sotto questo aspetto la piacevolezza nel giocare a Real Racing 3 con questo comparto multimediale, di cui parleremo, è ai massimi livelli.

Non raggiungiamo, però, la reattività di smartphone con software stock o simili, non è un problema insormontabile o che crea particolari fastidi nell’utilizzo quotidiano, ma è inevitabile sottolineare aspetti del genere se si parla di top di gamma. Sotto questo aspetto potremmo dire che Galaxy S9 non è lo smartphone più veloce e reattivo sul mercato, ma è possibile inserirlo nell’olimpo dei migliori sotto l’aspetto prestazionale.
Uno dei punti più criticati di Samsung Galaxy S8 è stato di sicuro il metodo di sblocco, in realtà non è corretto parlarne al singolare visto che sul top di gamma dello scorso anno erano presenti tre metodi differenti, nessuno dei quali era fruibile in modo semplice e immediato in tutte le situazioni.
Con Samsung Galaxy S9 fortunatamente l’azienda è corsa ai ripari, il sensore delle impronte sul retro completamente in vetro trova posto subito sotto la fotocamera, in una posizione di sicuro più naturale rispetto a quella dello scorso anno. Non è solo questo a fare la differenza, bensì anche il solco sulla scocca che permette di trovare subito al tatto il sensore e a non confonderlo con la fotocamera, senza giri di parole un netto miglioramento rispetto a quanto accadeva un anno fa.

Uno dei punti più interessanti da analizzare nella recensione di Samsung Galaxy S9 è il nuovo sblocco con il volto chiamato “intelligent scan”. Quest’anno l’azienda ha cercato di unire il riconoscimento del viso in due dimensioni allo sblocco con l’iride, il funzionamento in realtà è particolare: in prima fase viene sempre eseguita una scansione del volto in due dimensioni, qualora non dovesse andare a buon fine a causa di una luminosità ambientale troppo bassa entra in atto il riconoscimento dell’iride.

In questo modo sarà possibile accedere direttamente al dispositivo anche sotto luce diretta del sole o in condizioni difficili, tuttavia la sicurezza resta quella dello sblocco in due dimensioni vista la dinamica del funzionamento.
L’intelligent scan funziona correttamente, nonostante la velocità non sia delle migliori lo sblocco avviene quasi sempre in modo semplice e senza dover centrare per forza lo smartphone con gli occhi. Da sottolineare che è possibile usare contemporaneamente lo sblocco attraverso l’impronta e quello con iride e volto.
Per quanto riguarda la connettività troviamo Bluetooth 5.0, USB Type C 3.1, Wifi dual band 802.11 a/b/g/n/ac e LTE Cat. 18 che supporta una velocità di download fino a 1,2Gbps, insomma attualmente al top del mercato nella scheda tecnica.

Importante sottolineare che Samsung Galaxy S9 nella sua versione “no brand” è Dual SIM: in questo caso, ovviamente, avrete la possibilità di utilizzare due schede nello stesso momento facendo a meno della MicroSD per espandere la memoria, visto che lo slot è condiviso tra espansione di memoria e seconda SIM.

Sul campo Galaxy S9 ricezione è sicuramente tra i migliori per quanto riguarda la ricesione anche nelle zone più difficili, nessun problema la qualità dell’audio in chiamata e il vivavoce migliorato grazie ai nuovi speaker di cui parleremo in seguito.
Un altro aspetto importante da tenere in considerazione nella recensione di Samsung Galaxy S9 è il design, si è discusso non poco a riguardo ma abbiamo dato un’interpretazione alla scelta dell’azienda: Galaxy S8 esteticamente non aveva bisogno di particolari stravolgimenti perché era già un dispositivo all’avanguardia dodici mesi fa, la differenza sta nel fatto che l’anno scorso rappresentava un netto distacco rispetto ai competitors grazie all’infinity display, quest’anno potrebbe ritrovarsi ad essere “uno dei tanti”.
L’estetica resta iconica grazie alla doppia curvatura dello schermo e al bordo leggermente pronunciato superiormente e inferiormente. Probabilmente a molti utenti non piacerà il fatto che non ci sia stato uno stravolgimento estetico, ma con un ciclo di due anni la scelta è comprensibile e Samsung Galaxy S9 resta uno degli smartphone più belli in commercio.

Nonostante ciò ci sono stati alcuni piccoli cambiamenti: la scocca è di un metallo più resistente rispetto alla scorsa generazione e il bordo è di alluminio satinato invece che lucido, fattore positivo visto la facilità con cui si graffiava S8 proprio in quelle zone.

Non è visibile immediatamente a un primo utilizzo, ma è stato fatto un piccolo accorgimento per il grip: uno scalino presente tra display e scocca, per testare questo nuovo particolare abbiamo usato sempre il dispositivo senza una cover, indubbiamente è ancora un rischio visto che potrà scivolarvi facilmente ma l’impugnatura è leggermente più salda rispetto allo scorso modello.
Le dimensioni non sono le stesse di Galaxy S8, motivo per cui non potrete usare le sue cover, lo smartphone è 1 mm più basso e 0,5 mm più largo e più spesso, niente che si noti in maniera importante mentre lo utilizzate. Resta la certificazione IP68 contro acqua e polvere, diventata ormai uno standard sui top di gamma e di sicuro molto apprezzata.

Samsung Galaxy S9 nella classica colorazione nera è bello ma un po’ banale, più accattivanti, forse, i colori blu e viola ma capiamo che la questione abbia una forte vena di soggettività.
Il pannello frontale di Samsung Galaxy S9 è un 5.8 pollici Super Amoled Quad HD+, non c’è uno stravolgimento rispetto allo scorso anno, resta il miglior display montato su uno smartphone per riproduzione dei colori, contrasti e luminosità.

La sensazione, utilizzandolo e comparandolo con quello di Galaxy S8, è che abbia toni leggermente più caldi, tuttavia potrebbe trattarsi di piccole variazioni fisiologiche tra un’unità e un’altra. Resta fortunatamente la possibilità di calibrare lo schermo e, soprattutto, di selezionare la risoluzione scegliendo quella in FullHD+, senza avere una perdita in termini di qualità ma un guadagno per quanto riguarda l’autonomia.
Impossibile non dedicare un intero paragrafo della recensione di Samsung Galaxy S9 all’audio, finalmente sul nuovo top di gamma dell’azienda sudcoreana possiamo contare su un audio stereo grazie a un doppio speaker: il primo è posizionato, come sempre, sul bordo inferiore, il secondo al di sotto della capsula auricolare, con una divisione tra bassi e alti.

La resa è davvero magnifica, al top grazie alla tecnologia Dolby Atmos e al senso di immersione durante la visione di un film o il semplice ascolto di musica su Spotify. Il volume è simile a quello di Galaxy S8, già su grandi livelli, ma migliora nettamente la qualità e la piacevolezza di utilizzo grazie all’immersione totale in ciò che stiamo ascoltando, sotto l’aspetto della resa audio uno dei migliori attualmente sul mercato.
La recensione di Samsung Galaxy S9 non può non passare dalla fotocamera, una piccola rivoluzione in campo smartphone: la vera novità introdotta è nella doppia apertura f/1.5 e f/2.4, gestibile in automatico grazie al software.

Il sensore sul modello standard resta singolo da 12 MP, purtroppo niente doppia fotocamera come sul Samsung Galaxy S9 Plus, mentre è possibile utilizzare il diaframma, come detto, in due posizioni differenti: questo vuol dire che le aperture intermedie non sono disponibili, mentre è possibile scegliere tra le due di base nella modalità pro con conseguente ricalibrazione degli altri parametri per ottenere un’esposizione simile, altrimenti tutto verrà gestito automaticamente.
Da un punto di vista pratico un’apertura f/1.5 permette di avere uno sfocato migliore e catturare più luce senza dover aumentare eccessivamente parametri di ISO e tempi di scatto, non a caso in automatico quest’apertura viene utilizzata quando la luce inizia a calare. Con f/2.4 la luce catturata è inferiore, così come il bokeh, ma aumenta la definizione nei contorni di una macro o dei singoli dettagli. Di seguito potete vedere alcuni esempi per farvi un’idea.
La versatilità aumenta, tenendo conto di questo parametro la differenza con Galaxy S8 non è così importante, di sera scattano entrambi ottime foto e con Samsung Galaxy S9 in determinati contesti si riescono a tenere ISO e tempi di scatto più bassi,  con foto conseguentemente meno rumorose e meno mosse, tutto ciò è visibile solo a un occhio attento e analizzando gli scatti al PC.

Detto ciò, al momento siamo di fronte alla fotocamera migliore sul mercato, si è cercato di alzare l’asticella avendo un leggero guadagno in termini di versatilità e qualità, ma si partiva già da una base ottima come quella di S8.

Con questa tecnologia ripresa dalle reflex, però, si possono aprire interessanti scenari soprattutto in ottica futura: riuscire a scendere ancor di più con l’apertura e avere in ogni caso un’alternativa versatile in termini di definizione e bokeh è una piccola rivoluzione in campo smartphone, al momento, però, il guadagno non è così netto e tale da costringervi all’upgrade.
Il software è uno dei punti di forza della recensione di Samsung Galaxy S9. Lo smartphone è dotato della nuova Samsung Experience 9.0 basata su Android 8.0 Oreo, troviamo tutte le novità presenti nella nuova versione del sistema operativo di Google come il Picture in Picture o la nuova gestione delle notifiche.

domenica 7 gennaio 2018

I PHONE X


Bellissimo il touch and feel dell'acciaio. Meglio dell'alluminio. Più liscio, più lucido. Ma l'altro lato della medaglia è il peso. Al primo impatto pare più pesante dei suoi 174 grammi. E' ai limiti dell'usabilità con una mano ma non è particolarmente scivoloso. Personalmente lo trovo molto bello. Davanti. Dietro la fotocamera stona parecchio, sopratutto in colorazione bianca.

Non c'è il led di notifica. E purtroppo, nonostante l'oled, non c'è nemmeno una porzione di schermo sempre attivo con le notifiche. Nelle "corna" (come amo chiamarle io) ci sarebbe stato alla grande. Altoparlante stereo potente! Uno sotto e l'altro nella capsula.

Ma quello che mi ha stupito è il faceID. Preciso, puntuale, affidabilissimo. In ogni situazione d'uso. Oserei dire più comodo di touchID. E Apple si riconferma la regina dell'ottimizzazione. Lo sblocco con il volto non è nuovo, ma non ha mai funzionato così bene su nessun altro terminale da me provato. Notte, giorno, sole, lampade, buio. Funziona sempre. E se lasciato su una scrivania funziona con un buon angolo di posizionamento della faccia rispetto la perpendicolare. Diciamo un buon 20°


Bello. Molto bello. E il più luminoso misurato sino ad ora. Oltre 1000 lux in orizzontale, di picco si sfondano i 1300. True tone che a me piace, rende i colori più caldi e contestualizzati e colori molto fedeli. Ok, il bianco vira leggermente agli azzurri rispetto la perpendicolare ma niente a che vedere con il Pixel 2 XL. Ottimo anche il sensore di luminosità.

iOs 11 ha bisogno di affinamenti su questo dieci. Se su iPhone 8 e 8 plus gira bene, fluido e scheggia, su X ha un po' di lag, micro rallentamenti, scalettamenti. E le applicazioni non si comportano in modo omogeneo. Ok, vanno aggiornate, ma alcune vanno in 16:9, altre si sovrappongono nelle "corna", altre ancora fanno diventare trasparenti le parti alte e basse. Insomma.....c'è da lavorarci su. Da parte di Apple e da parte degli sviluppatori. Che però hanno dalla loro il porting praticamente automatico di touchID in faceID.

Confezione classica, poco da dire: caricabatterie lento, troppo lento, cavo Lightning, cuffia EarPods ed adattatore per utilizzare classiche cuffie con il jack audio da 3.5mm. Si, ovviamente non c'è il jack audio ma tutti lo usano ancora. Immancabili anche gli adesivi del logo Apple, lo spillo per estrarre il cassettino della nano SIM e qualche foglietto con le istruzioni rapide.

Due le colorazioni disponibili: Argento e Grigio Siderale. Il primo ha la parte posteriore bianca e profilo cromato, il secondo ha il retro grigio scuro ed il profilo in tinta. Entrambi hanno la parte anteriore nera. Il Grigio Siderale è forse quello che mi è piaciuto di più.

Le dimensioni sono una via di mezzo tra un iPhone 8 ed un iPhone 8 Plus: 143.6 x 80.9 x 7.7 mm. Il peso è di 174 grammi che si fanno un po' sentire anche se, generalmente, iPhone X ha un'ottima ergonomia. Si usa bene anche con una sola mano e la parte posteriore in vetro, trattiene un po' le impronte, ma offre una maggiore aderenza.


Sul lato sinistro ci sono i tasti per la regolazione del volume e lo switch per escludere rapidamente la suoneria. Il tasto di accensione, posto sul lato destro, è più grande ed ha qualche funzione in più. Con una pressione singola possiamo richiamare Siri; con una doppia pressione si accede ad Apple Pay. Usando il tasto di accensione In combinazione con i tasti per la regolazione del volume si possono effettuare screenshot, forzare il riavvio o accedere alla schermata di spegnimento.

Una delle principali novità di questo iPhone X è il display. Anche per Apple è arrivato il momento di abbandonare il classico rapporto 16:9 in favore di un rapporto di forma più "allungato", così come dettato da Samsung ed LG nei mesi scorsi con i loro Galaxy S8 ed LG G6. Su iPhone X non abbiamo un "aspect ratio" in 18:9 ma un rapporto di forma più allungato, 19.49:9 per l'esattezza.

Apple chiama questo display "Super Retina HD", un OLED da 5.8 pollici di diagonale con una risoluzione di 2436x1125 pixel, l'immancabile 3D Touch, una densità di 458ppi e supporto sia all'HDR ed al Dolby Vision che alla gamma cromatica P3.

Questo display ha un'ottima visibilità alla luce del sole ed una luminosità massima di circa 635nits. I colori li ho trovati ben tarati, non particolarmente saturi, così come il contrasto, ovviamente, elevatissimo grazie al nero assoluto del pannello OLED. Il "contrast ratio" è di 1.000.000:1.

Gli angoli di visioni sono sono estremi ma, come tutti gli OLED, c'è uno leggero calo di luminosità ed una sensibile tendenza all'azzurro in vista laterale. Di default il punto di bianco è settato su una tonalità più fredda e la funzione True Tone, che regola automaticamente il punto di bianco a seconda dell'illuminazione ambientale, tende a renderlo un po' troppo caldo per i miei gusti. Ovviamente, ognuno può regolarselo come meglio preferisce e ci sono anche tante impostazioni nel menù dedicato alla funzioni di accessibilità.

Il display di iPhone X ha anche una maggiore reattività al tocco delle dita. Il suo Touch Sample Rate, infatti, è di 120Hz, il doppio rispetto agli altri iPhone. Solo con il tempo, invece, potremo vedere se questo pannello soffre di "burn in", di quella "bruciature" dovute alle immagini statiche. Apple ha assicurato di aver lavorato molto per attenuare questo problema che generalmente affligge i display OLED.

Ma non si può concludere il capitolo "display" senza parlare della "notch", la "rientranza" nera ci si vede sulla parte superiore. Un compromesso, chiamiamolo così, per avere un display più ampio e, al tempo stesso, integrare la fotocamera anteriore ed i tanti sensori utili al riconoscimento del volto.

A molti ha fatto storcere il naso, ad altri piace. A me non piace moltissimo ma dopo diversi giorni d'uso posso dire che non da affatto fastidio, è decisamente meno invadente di quanto si possa pensare senza averlo provato. Anche quando guardiamo un video a tutto schermo la nostra attenzione è focalizzata al centro del display, dopo un po' nemmeno ci faremo più caso.

Ma questa "notch", come detto, era necessaria per la seconda novità di cui parliamo: il Face ID. In questa porzione di display, oltre ai sensori di luminosità, prossimità, alla capsula auricolare, ad un secondo microfono ed alla fotocamera frontale da 7 megapixel, ci sono anche un dot projector, una fotocamera ad infrarossi ed un illuminatore flood. Tutti questi elementi rappresentano la "TrueDepth camera" e sono utili anche alla mappatura ed al riconoscimento del volto.

Il Face ID sostituisce il Touch ID. Tutte le applicazioni che fanno uso del riconoscimento delle impronte sono già compatibili con il nuovo sistema di autenticazione. Con il Face ID possiamo sbloccare il device, pagare con Apple Pay, immettere password o accedere ad applicazioni di terze parti tramite il riconoscimento tridimensionale del volto.

Per la mappatura del volto, il dot projector proietta sul nostro volto oltre 30.000 punti infrarossi, invisibili ad occhio nudo. Tutti i dati raccolti restano unicamente sul device e vengono utilizzati anche per rilevare i cambiamenti fisici dell’aspetto che si verificano nel tempo. Il Face ID sblocca iPhone X solo quando lo guardiamo, quando rileva la nostra attenzione, anche se, ma lo sconsiglio, si può disabilitare questa funzione nelle impostazioni.
Molto comoda anche la possibilità di vedere il contenuto di una notifica nella lock screen solo quando il telefono è sbloccato. Quando è bloccato, infatti, sulla schermata di blocco visualizzeremo solo l'applicazione che l'ha inviata.

Per essere alla sua "prima generazione", il Face ID funziona già bene. Innanzitutto è davvero molto facile e rapido da impostare. Basta ruotare il volto per due volte nell'apposita interfaccia ed impostare anche un classico codice numerico o alfanumerico.

Il riconoscimento del volto l'ho trovato sempre molto rapido ed accurato, anche al buio. E' comunque necessario che siano sempre visibili gli occhi ed il naso. Se copriamo il naso e la bocca con una sciarpa, ad esempio, non basterà il solo riconoscimento degli occhi per lo sblocco. Non ci saranno problemi, invece, se copriamo solo la bocca. Potremo, quindi, indossare diversi cappelli cambiare occhiali e farci crescere capelli, barba o baffi. Il sistema di apprendimento automatico si adatta a questo tipo di cambiamenti fisici. Qualche problema, invece, può esserci con alcuni occhiali da sole che bloccano un determinato spetto infrarossi.

Secondo quanto affermato da Apple, la probabilità che una persona a caso possa guardare il nostro iPhone X e sbloccarlo con il Face ID è approssimativamente di 1 su 1.000.000, decisamente inferiore al Touch ID. Le probabilità aumentano per i gemelli, per fratelli che si assomigliano molto ed anche per i bambini al di sotto dei 13 anni che hanno caratteristiche facciali che potrebbero non essere completamente sviluppate. In questi casi è più opportuno utilizzare il codice di sblocco.

domenica 22 ottobre 2017

SAMSUNG S8 PLUS




Galaxy S8+ è il primo smartphone al mondo ad arrivare sul mercato con un processore a 10nm, ovvero realizzato con un processo produttivo migliore rispetto al già ottimo 14nm dello scorso anno ed in grado di aumentare non solo le prestazioni ma anche l'autonomia consumando meno risorse. In Europa è distribuita la configurazione con Exynos 8895, octa core con GPU Mali-G71 dotata di ben 20 core in grado di riprodurre senza problemi qualunque tipo di contenuto multumediale.

A questo si aggiunge il Bluetooth 5.0, al debutto proprio su questa serie Galaxy S8 e prima applicazione reale di questa tecnologia che migliora drasticamente la connettività con accessori esterni. Doppia gestione audio, software molto più ricco ed evoluto e sopratutto una qualità di trasmissione della musica e dati nettamente superiore rispetto alla precedente generazione.

 il miglior display disponibile su smartphone ad oggi. 1000 nit di luminosità massima all'aperto, sotto al sole, con il sistema intelligente di Samsung che enfatizza il contrasto; 6.2 pollici con risoluzione di 2960x1440 pixel, bordi edge e sopratutto cornici laterali praticamente inesistenti e minime sulla parte inferiore e superiore.. Un aspect ratio 18,5 : 9 che inizialmente vi spaeserà ma che troverete poi talmente interessante da preferirlo da subito a qualunque altro.

Un software che in un click permette di ottimizzare le applicazioni non in grado di sfruttare tutta la verticalità del pannello, un sistema di adattamento dei contenuti multimediali e giochi praticamente perfetto. A questo si aggiunge un trattamento oleofobico perfetto per la parte anteriore (non presente dietro) e una scorrevolezza unica unita alla curvatura meno pronunciata dei bordi rispetto al Galaxy S7 Edge che impedisce fastidiosi tocchi accidentali.

A tutto ciò si aggiunge il supporto HDR ed angoli di visione estremi. I difetti? Il vetro è estremamente riflettente e la curvatura non aiuta a limitare i riflessi sui bordi. Inoltre, sia per la dimensione, sia per la lucidità del device, lo smartphone risulta molto scivoloso.

Galaxy S8 è in grado di supportare la connettività LTE cat. 16, ovvero si può spingere a 1Gbps dove le reti lo permettono. Si tratta di uno dei primissimi smartphone ad avere questa caratteristica in attesa delle reti 5G. Ottima la ricezione in tutte le condizioni, sopratutto molto veloce il cambio di celle tra 3G e 4G e molto buona la tenuta della rete in condizioni limite.

Benissimo il Wi-Fi che sfrutta tutte le tipologie di connettività possibile (aggregatore di rete, 4g+wi-fi e anche hotspot con possibilità di condividere la rete wi-fi a cui è connesso S8 (un ponte)). Il GPS, non solo è immediato ma supporta qualunque tipologia di localizzazione satellitare, Galileo compresa.

Per quanto riguarda l'audio, le cuffie AKG in dotazione sono ottime e sono a mio avviso il giusto accessorio per un prodotto da 900 euro. Paragonabili a cuffie da circa 70/90 euro, sono comode e restano sempre ben salde nell'orecchio. Buona la qualità audio catturata dal microfono, ottimo l'audio in capsula. In vivavoce, il singolo altoparlante posto sulla parte inferiore perde un po' di nitidezza e distorce leggermente solo quando portato al massimo volume

Ogni anno Samsung riesce ad aggiungere funzionalità riuscendo allo stesso tempo ad alleggerire la sua TouchWiz, ora Grace UI, a livello visivo. L'organizzazione delle impostazioni è adesso molto più efficace ma il "problema" è che ci sono talmente tante funzioni che alcune faccio ancora fatica a ritrovarle. In tal senso trovo fondamentale il prezioso campo di ricerca. Solo per il launcher sono presenti 3 tipologie diverse di layout con gesture diverse e con possibilità di impostare la griglia icone fino al 5x5. Anche le notifiche possono essere personalizzate per dimensione e contenuti, oltre che per ordinamento.

I temi non mancano, icon pack compresi. Samsung consente la personalizzazione dei tasti sul blocca schermo, del tasto home con Google Now o internet, dei tasti navigazione e del relativo colore, della status bar e, ovviamente, dei pannelli Edge adesso arricchiti con la cronologia dei copia e incolla.

Il multitasking è il perfetto connubio tra Nougat classico e tutte le opzioni Samsung, praticamente infinito e con gesture in ogni angolo (nel vero senso della parola). La gestione della modalità immersiva delle app è perfetta e a tutto questo si aggiungano le decine di impostazioni Nougat per la gestione delle app.

Non manca la sicurezza completa che passa dall'area privata, fantastica, ai sistemi di sblocco, tantissimi numericamente ma difficili da digerire inizialmente. Knox è integrato profondamente con sistema e dialoga con il telefono in vari modi.

Bixby è poi la novità e, attenzione, non deve essere paragonato a Google Assistant, ma è un sistema da considerare come residente nello smartphone, che non necessita della connessione internet per funzionare e che monitora le vostre abitudini, attività, utilizzi e vi propone azioni da svolgere in base all'orario e luogo. Ovviamente mostra anche notizie, informazioni e permette di interagire vocalmente in inglese. Si integra con la fotocamera anche in italiano ma è comuqnue un concetto diverso rispetto a quello Google. Non resta che attenderne la piena compatibilità con la nostra lingua.

Fondamentale la gestione software di Samsung che può cambiare totalmente la percezione e l'utilizzo di questo Galaxy S8+. Di fatto potrete selezionare risoluzioni dall'HD+ al QHD+, passando per prestazioni basse a prestazioni elevate in pochi click. Potrete impostare un'ottimizzazione aggressiva delle applicazioni o blanda e attivare o meno i suggerimenti di risparmio energetico, disattivare i dati a schermo spento e molto altro ancora. Il tutto al fine di far durare Galaxy S8+ anche 2 giorni per un utente che non vuole essere sempre connesso e avere sempre il massimo delle prestazioni.


Un paradosso forse ma un dato di fatto: il sistema Dex è talmente efficace, veloce, piacevole da utilizzare, completo e interessante che, chi sceglierà un Galaxy S8 e acquisterà la basetta DeX (no, non funziona con adattatore video type-C di terze parti), utilizzerà il telefono al posto del proprio PC di fascia media per tutte le attività classiche come navigazione internet, office, chat e via dicendo.

Questo perchè le applicazioni Android si adattano perfettamente, tutto è velocissimo e la potenza grafica è tale da rendere Galaxy S8 preferibile nella gestione multimediale anche rispetto a molti PC da 300/400 euro. Inoltre, avrete la possibilità di giocare con il telefono e un joypad esterno come se fosse una console, registrare i vostri video in game e, chiaramente, visualizzare facilmente tutti i contenuti che avete sul telefono.

martedì 19 settembre 2017

SAMSUNG GALAXY S8

La confezione di Galaxy S8 è particolarmente ricca, facendo finalmente onore a quello che è a tutti gli effetti un top di gamma. All’interno troviamo un alimentatore per la ricarica rapida 9V/1.67A, un cavo USB/USB-C, un adattatore da microUSB a USB-C, un adattatore OTG (ovviamente con porta USB-C) e dei nuovi ottimi auricolari AKG (marchio di Harman, ora di proprietà Samsung) con adattatori di varie misure. Sono cuffie che ci hanno stupito per spazialità e bilanciamento molto equilibrato fra le varie frequenze.

Samsung abbraccia pienamente l’idea dello schermo curvo, andando a realizzare con questa tecnologia anche il modello “base” del top di gamma Galaxy S per il 2017. Lo schermo poi ha anche delle proporzioni differenti, rendendo lo smartphone più alto e più stretto rispetto al passato. Questo gli permette di avere uno schermo più grande (e non di poco) nel corpo di uno smartphone appena più alto ma sopratutto decisamente più maneggevole. Questo è stato possibile anche grazie all’aver spostato sul retro, a fianco della fotocamera, il lettore di impronte digitali.
Lo smartphone è ancora una volta realizzato con un profilo metallico (lucido in questo caso) e un retro in vetro. Non trattiene troppo le impronte e adesso la fotocamera è quasi a filo con il telefono, protetta solo da un piccolissimo gradino. In mano Galaxy S8 si utilizza con semplicità e i materiali con cui sono costruiti sono di pregio. Ottimo poi il fatto che sia stato mantenuta la resistenza ad acqua e polvere. Sul lato sinistro troviamo infine un nuovo tasto fisico, dedicato all’assistente personale Bixby.

Hardware ancora migliorato per questo Galaxy S8. Abbiamo un nuovo processore Exynos 8895 octa core fino a 2,3 GHz, realizzato con processo produttivo a 10nm (come Snapdragon 835) e GPU Mali-G71. La RAM rimane da 4 GB e la memoria interna parte sempre da 64 GB (UFS 2.1) espandibili con microSD. Ottima poi la connettività: è il primo smartphone in commercio con supporto all’LTE Gigabit (1024 Mbps), oltre che avere sempre il Wi-Fi ac a doppia banda, il Bluetooth 5.0 (che permette di collegare due dispositivi Bluetooth in contemporanea), il GPS assistito da GLONASS e GALILEO e infine il chip NFC.
Il lettore di impronte digitali sul retro si raggiunge con discreta semplicità, anche se può richiedere un po’ di abitudine e lo speaker è rimasto nella parte inferiore: buona la qualità e buono il volume. Sempre nella parte inferiore troviamo poi infine la porta Type-C, finalmente adottata anche sulla famiglia Galaxy S. Questa porta è poi (finalmente!) conforme agli standard e può essere usata senza problema come uscita video HDMI. Per un hardware quasi perfetto le uniche mancanze sono la radio FM e la porta ad infrarossi. È stato introdotto poi sulla parte frontale anche due sensori per la scansione dell’iride. Sul retro rimane il sensore di battito cardiaco.

Galaxy S8 è dotato di una fotocamera da 12 megapxiel ƒ/1.7 con tecnologia Dual Pixel, stabilizzatore ottico dell’immagine e led flash. La capacità fotografica di questo sensore (che dovrebbe essere lo stesso di Galaxy S7) è già stata ampiamente confermata e anche con Galaxy S8 i risultati sono al top. Le foto sono ricche di dettagli, con colori ben bilanciati e la messa a fuoco è precisa e rapida. Ovviamente la qualità peggiora con poca luce ma riesce comunque a bilanciare meglio i colori anche rispetto a come faceva Galaxy S7. Tantissime le funzionalità disponibili. Abbiamo ancora l’HDR automatico, l’Hypelapse, l’avvio rapido (ora con il tasto di accensione) e la possibilità di posizionare il tasto di scatto dove vorrete.
Tra le novità troviamo Bixby Vision per il riconoscimento degli oggetti nelle foto, gli effetti in tempo reale (stile Snapchat) e un rinnovato effetto di sfocatura dello sfondo che adesso funziona anche sulla fotocamera frontale. È forse qui che il miglioramento è stato più netto. La nuova fotocamera da 8 megapixel ƒ/1.7 è sicuramente buona e supporta anche la registrazione di video in 2K (e con HDR attivo). La fotocamera principale invece registra video in 4K con anche la stabilizzazione elettronica attiva (oltre a quella ottica). Buono anche lo slow motion a 720p a 120 frame per secondo.

Lo schermo di questo Galaxy S8 è un 5,8 pollici con risoluzione WQHD+ (2960 x 1440 pixel) realizzato con tecnologia SuperAMOLED. Il display è realizzato con il particolare rapporto di forma 18.5:9. Questa forma allungata non ha effetti concreti sullo schermo stesso, ma si traduce in una maggiore maneggevolezza per il telefono. Lo schermo è curvo ai lati e stondato agli angoli. Si tratta di due accortezze che non hanno particolare utilità all’atto pratico, ma che sono funzionali al design estremamente futuristico del dispositivo.
Lo schermo è particolarmente carico nei colori rendendolo appariscente, grazie anche all’alta luminosità. Chiunque voglia può comunque renderlo più “naturale” dalle impostazioni. Presente poi anche la tecnologia Always-On Display per permettervi di avere informazioni sulle notifiche anche a telefono bloccato. Quest’anno potrete anche avere nuovi controlli rapidi, per esempio per controllare la musica.

Samsung rinnova in modo sostanziale il software del suo Galaxy S8. Si tratta di Android 7.0 pesantemente personalizzato con l’interfaccia Samsung. Potrete cambiare i temi, la dimensione delle griglie (sia di home che di drawer), attivare il nuovo drawer semplicemente scorrendo la home e anche attivare la nuova Bixby Home a sinistra della home. Questa nuova schermata mostrerà contenuti contestuali prendendoli dalle app supportate (per fortuna ci sono anche un po’ di app di terze parti). Purtroppo ancora non c’è traccia di Bixby Voice (in realtà neanche in inglese), il nuovo assistente vocale di Samsung, che al momento non supporta ancora la nostra lingua (ma lo farà entro fine anno). Funziona già bene Bixby Vision che riconosce oggetti nelle foto e vi propone di fare acquisti rapidi o darvi informazioni.
Tra le novità del software di questo Galaxy S8 troviamo una nuova modalità che permette di tagliare una porzione di un’app per tenerla aperta fissa in alto (sopra altre applicazioni) e che si aggiunge al multiwindow già presente. Molto belle le nuove notifiche pop-up che hanno però il difetto di non essere premibili. Per arrivare alle notifiche (visto che lo schermo è molto “alto”) potrete aiutarvi scorrendo il dito verso il basso sul lettore di impronte.
Troviamo poi ancora i pannelli laterali (con alcune novità relativa agli appunti e gli screenshot) e l’area personale per mettere al sicuro contenuti e applicazioni che vogliamo tenere lontani da occhi indiscreti. Parlando di sicurezza abbiamo ora tre modalità di sblocco biometrico: l’iride, più sicuro, ma forse il meno preciso, il volto, il più rapido ma meno sicuro e l’impronta digitale, più preciso ma in posizione imperfetta.
Continuando con le novità potrete interagire ora con alcune app dal blocco schermo, abbiamo una nuova modalità ad una mano e una nuova app per le note. Per capire al meglio quanto in alto si può spingere il software di Galaxy S8 dovremo sicuramente aspettare Bixby Voice in italiano (entro fine anno), Samsung Pay in Italia (entro fine anno) e l’arrivo di DeX che, grazie ad un accessorio, permetterà di utilizzare il telefono come PC collegandolo ad un monitor. Considerando che anche senza queste funzionalità si tratta del miglior software Android personalizzato in circolazione i margini di miglioramento sono ampi. Il software è nel complesso molto fluido, anche se ovviamente Android stock rimane il benchmark da battere.

La batteria rimane da 3000 mAh. La risoluzione del display aumenta e la nuova tecnologia produttiva del processore a 10nm invece garantisce sulla carta maggiore autonomia. Probabilmente vari fattori si compensano e noi abbiamo rilevato un’autonomia identica (o quasi) a quella di Galaxy S7. Con un utilizzo stress riuscirete ad arrivare a fine giornata forse un po’ precisi. Per fortuna sono ancora presenti due ottime tecnologie: la ricarica (veramente!) rapida e la ricarica wireless rapida.

giovedì 7 settembre 2017

XIAOMI MI 5




Le vere differenze in termini di hardware riguardano la RAM (che passa a 4 GB) e la memoria interna, che arriva a ben 128 GB, un quantitativo più che adeguato anche per chi non potrebbe mai fare a meno di una memoria esterna, che non è possibile utilizzare su questo smartphone. La RAM libera è comunque circa solo 200MB in più a dimostrazione di come Xiaomi abbia scelto di allocare i restanti 800MB al sistema per una maggiore fluidità. In ogni caso le prestazioni sono ottime su entrambi i dispositivi e nell’utilizzo quotidiano è difficile notare una differenza tangibile, se non appunto nel maggiore quantitativo di spazio per salvare, foto, video e app.

SOFTWARE

Entrambi sono aggiornati alla stessa versione del firmware, ma noi abbiamo comunque scelto di installare la versione Dev Internazionale sulla variante Mi5 Pro per capire quali fossero le differenze. A parte una nuova modalità relativa ad un pallino flottante per le gesture (ricordate che su Mi5 era presente il firmware stabile cinese) non ci sono reali novità. L’avere però un sistema interamente tradotto in italiano e privato di qualsiasi riferimento alla lingua cinese (oltre che ai vari servizi Xiaomi) dona allo smartphone un’apparenza di “internazionalità” tangibile. L’esperienza d’uso complessiva è decisamente migliore con la MIUI in versione internazionale e pertanto vi consigliamo di utilizzare questo firwmare sui vostri Xiaomi Mi5.

Xiaomi ha scelto un superlativo mix di design dai suoi ultimi smartphone per questo Mi5, includendo un vetro curvo sul retro (come su Mi Note) che serve a migliorare la presa, anche se lo smartphone è così sottile (7,3 millimetri) e leggero (solo 129 grammi) che comunque non sarà facilissimo tenerlo in mano senza qualche esitazione. La scocca è realizzata in alluminio, come su molti altri top di gamma recenti. C’è però una particolarità: il metallo va a curvarsi sul retro per creare una linea unica con il vetro. Molto bello l’effetto estetico di questa scelta, anche se comunque con il dito sentirete un piccolo “scalino” fra i due materiali. Per il resto le scelte di design sono molte e molto ragionate, anche se noi non siamo rimasti particolarmente convinti della parte inferiore allo schermo con un tasto troppo sottile e che sbilancia leggermente il design del telefono. Vogliamo credere che il tasto “fine” sia dovuto al tentativo di non farlo somigliare troppo agli smartphone Samsung che adottano un tasto simile.


Xiaomi Mi5 è il primo smartphone che proviamo ad aver adottato una CPU Snapdragon 820 quad core. Esistono due varianti di questo smartphone (le abbiamo provate entrambe e troverete il link a fine articolo appena un confronto sarà pronto): quella da 32 e 64 GB di memoria interna (una velocissima UFS 2.0), che differiscono anche per la velocità di clock del processore, 1.8 o 2.15 GHz. In entrambi i casi abbiamo una GPU Adreno 530. Il processore ha ampiamente soddisfatto le nostre aspettative: tanta potenza e poco riscaldamento. La RAM è poi da 3 GB. Ottima la connettività: Xiaomi Mi5 è uno smartphone dual SIM con supporto alle reti LTE fino a 600 Mbps, peccato per l’assenza della banda 20 da 800 MHz.
La Wi-Fi (che prende molto bene) è ac, il Bluetooth è 4.2 e Xiaomi ha scelto di reintrodurre anche l’NFC. Peccato invece per l’assenza dello slot per la microSD. Bene per la presenza della porta infrarossi e anche per l’introduzione di un precisissimo lettore di impronte digitali sulla parte frontale. Si dovrà premerlo per attivare il riconoscimento e lo sblocco sarà istantaneo. Dopodiché (se preferiamo) basterà un tap per usarlo come tasto home e non necessariamente una pressione. Assente infine la radio FM.

La fotocamera principale ha una risoluzione di ben 16 megapixel e ha un’apertura di f/2.0. Questa fotocamera è poi stabilizzata su 4 assi (due di traslazione e due di rotazione), oltre che avere a disposizione per le foto notturne un doppio led flash a doppia tonalità. Il software è quello classico Xiaomi e vi permetterà di sfruttare un discreto numero di funzionalità, ma senza sfociare nella quantità che ormai troviamo su molti altri concorrenti. Abbiamo comunque l’HDR automatico, la modalità manuale, il timelapse e i video al rallentatore. I video normali vengono poi registrati fino alla risoluzione di 4K.
Gli scatti sono ottimi con buona o sufficiente illuminazione e sono comunque molto buoni anche con poca luce, senza però raggiungere i risultati di altri top di gamma e realizzando foto un po’ più “spente”. Nel complesso comunque una fotocamera decisamente sopra la media.

Xiaomi ha fatto per il suo Mi5 una scelta (condivisa con altre aziende) conservativa: ovvero un ottimo pannello IPS da 5,15″ “solo” Full HD. La risoluzione è decisamente buona e il display montato è di qualità: buoni i colori, buoni gli angoli di visione e molto buona la luminosità, anche grazie alla retroilluminazione a 16 led che garantisce una luminanza fino a 600 nit. C’è anche una modalità software che adatta il contrasto di ogni pixel in tempo reale quando il sole illumina direttamente lo schermo. Via software, se vorrete, potrete poi regolare contrasto e colori del display.

Xiaomi Mi5 non viene ufficialmente venduto in Europa e questo comporta alcune limitazioni: il firmware è solo in inglese (con More Locale2 potrete far avviare tutte le app di terze parti – Google comprese – in italiano) e il Play Store è installato in aggiunta (o potrete farlo voi con relativa semplicità). Al momento il bootloader è bloccato e installare un firmware alternativo necessiterà il suo sblocco. Per il resto si tratta però del solito ottimo firmware MIUI 7.2.5 basato su Android 6.0 Marshmallow con solo alcune parti ancora destinate al mercato cinese. Il software è fluido ed estremamente ricco di funzionalità, anche se (come già lamentato) un po’ statico negli ultimi mesi. Abbiamo la modalità ad una mano, il child mode, i temi (adesso di default al primo avvio ne troverete 5), la modalità lettura e una funzione che vi permetterà di avere uno sfondo sempre nuovo nel blocco schermo.
Abbiamo poi ora una nuova funzionalità Mi Mover e, in questo smartphone, non abbiamo riscontrato alcun problema con le notifiche (dovrete inserire le vostre app preferite nella lista dell‘autostart e all’interno del menù dell’autonomia). Bene il browser di Xiaomi (che però non può aver Google come motore di ricerca predefinito) e anche le app multimediali in dotazione.

La batteria da 3030 mAh permette allo smartphone di arrivare, anche con un utilizzo intenso a fine giornata, rendendolo una soluzione interessante in questi termini e permettendovi, se lo userete in modo più limitato e con qualche limitazione software di arrivare anche ad un paio di giorni di autonomia.


giovedì 10 agosto 2017

HUAWEI FIT



Il mondo degli smartwatch è composto da prodotti che puntano principalmente sull’estetica e quelli che puntano principalmente sulla sostanza. In questa seconda categoria un massimo esponente è sicuramente Pebble, che però, come sappiamo, ha chiuso le sue attività. In questo panorama un po’ triste c’è chi, come Huawei, vuole dimostrare che qualcosa di interessante può ancora essere fatto. Nasce così Huawei Fit.

Nella confezione in plastica trasparente di Fit troviamo un cavo USB-microUSB e una basetta magnetica a cui collegare l’orologio per la ricarica.


Huawei Fit è uno dei dispositivi più compatti che possiate mettervi al polso se siete interessati ad uno smartwatch. È molto leggero (solo 35 grammi), abbastanza sottile e con un quadrante abbastanza contenuto. Una volta al polso ve lo dimenticherete, anche grazie ad un cinturino in silicone, non bellissimo, ma funzionale e che, grazie ad un piccolo gancino, non farà mai scappare via il cinturino dall’occhiello. Tutta la scocca è realizzata in metallo e sulla parte frontale la piccola ghiera esterna (solo estetica) è coperta dal vetro dell’orologio.

Fit di Huawei è dotato di un display da 1,04″ con tecnologia e-ink. Questo gli permette di esser perfettamente visibile sotto la luce del sole e questo è un gran vantaggio. È dotato poi di un sensore di luminosità automatica che in caso di poca luce permette di attivare automaticamente la retroilluminazione con il movimento del polso. Lo schermo è poi touch (cosa non scontata, Pebble per esempio non lo era), anche se la sensibilità al tocco non è perfetta e ci vogliono movimenti precisi per essere sicuri di non attivare altre funzionalità per errore.
La risoluzione di 208 pixel di diagonale non è poi particolarmente alta, ma lo è a sufficienza per un’esperienza d’uso soddisfacente del Fit.

Il software dell’orologio è abbastanza semplice. Ci sono una manciata di quadranti fra cui scegliere e poi scorrendo verso l’alto o verso il basso è possibile visualizzare i passi compiuti, avviare un’attività fisica, misurare il battito cardiaco, avviare il piano di allenamento, accedere alle impostazioni o leggere le ultime notifiche sul telefono. Iniziamo da quest’ultima funzionalità. Dal software gratuito per Andorid e iOS (Huawei Wear) è possibile configurare di quali applicazioni vogliamo ricevere notifiche potendo scegliere fra tutti quelli presenti nel telefono. Le notifiche appaiono sul display dopo una breve vibrazione e vi danno un’idea del contenuto, ma sarà comunque necessario attivare il telefono per leggere per intero o rispondere.
Le notifiche purtroppo non saranno sincronizzate con il telefono e quindi leggendo una mail sul telefono questa non scomparirà dalla lista delle notifiche di Fit. Come semplice bracciale che notificava l’arrivo di un messaggio di chat ha però funzionato perfettamente. Il lato dedicato al fitness è poi stato particolarmente curato, rendendo quindi giustizia al suo nome. Le attività che potrete tracciare sono la camminata, la corsa, il tapis roulant e anche il nuoto. Dall’applicazione potrete rivedere la traccia completa dell’attività grazie Huawei Health. Ogni sessione indicherà chiaramente durata, ritmo, calorie, frequenza cardiaca, passi e con dei grafici anche l’andamento del battito cardiaco e il ritmo dei passi al minuto.
Sempre da questa applicazione avremo dei grafici riepilogativi per il sonno dormito (calcolato in automatico) e il battito durante tutta la giornata. Potrete poi anche gestire un piano di allenamento scegliendo come obiettivo 5 km, 10 km, mezza maratona o maratona. Dall’applicazione Wear potrete invece attivare un promemoria di inattività, un promemoria di disconnessione Bluetooth, una sveglia intelligente e una modalità non disturbare (che si attiva in automatico quando viene rilevato il sonno.
Stupisce l’applicazione Wear, da noi provata su 4 telefoni differenti e che non ci ha mai creato problemi di disconnessioni o lentezza con l’orologio.

La piccola batteria di questo orologio vi farà avere circa un settimana di utilizzo senza attività fisica (ma varie notifiche attive). Diventano un po’ meno i giorni in base al vostro utilizzo, ma senza mai comunque impattare in modo incisivo. Decisamente un buon risultato: uno dei migliori in questo panorama.


lunedì 31 luglio 2017

HUAWEI P10


La confezione di Huawei P10 si apre ai due lati, fornendo un bellissimo effetto scenico (per quello che vale). All’interno della confezione troviamo poi un paio di buone cuffie stereo (del tipo che potrebbe accontentare sia chi ama sia chi odia le cuffie in-ear), un cavo USB-microUSB e un alimentatore fino a 4.5V/5A. L’alimentatore offre quindi la ricarica rapida “caricando” su di sé buona parte del lavoro, permettendo allo smartphone di non scaldarsi durante il processo di ricarica. Infine abbiamo anche una cover in plastica rigida trasparente per proteggere lo smartphone.

Huawei ha trasformato il design del suo telefono, mantenendo alcuni elementi distintivi, come la parte posteriore superiore con il vetro e l’indicazione della collaborazione con Leica, mentre ne ha cambiati altri, portando il lettore di impronte sulla parte frontale e smussando tutti gli angoli del telefono. La soluzione adottata è del tutto comparabile a quella di Apple che ha realizzato con le ultime generazioni di iPhone un prodotto gradevole da far scorrere fra le mani, tanto da poter essere quasi un anti-stress. Huawei forse ha fatto anche meglio, non avendo nessun gradino sulla fotocamera.
Lo smartphone è realizzato in metallo con delle sottili bande plastiche per le antenne e le dimensioni compatte lo rendono un prodotto giusto per qualsiasi tasca. L’abbiamo trovato forse un po’ scivoloso, ma quando si va a levare tutti gli spigoli è una conseguenza quasi ovvia. Non è resistente all’acqua e alla polvere, ma è resistente agli spruzzi.
Huawei P10 è dotato di un processore HiSilicon Kirin 960, lo stesso già visto in Huawei Mate 9. Si tratta di una performance CPU octa core da 2,4 GHz con GPU Mali-G71 MP8 e 4 GB di RAM. La memoria interna è da 64 GB ed è espandibile tramite microSD. Buona la connettività: Wi-Fi ac, LTE fino a 600 Mbps, Bluetooth 4.2, NFC e connettore Type-C. Manca invece la radio FM.
Il lettore di impronte, come detto, è stato spostato frontalmente. Questo lettore non funziona come un tasto fisico, ma permette di sbloccare rapidamente e con precisione il telefono semplicemente poggiando il dito su di esso. Questo tasto ha anche funzionalità aggiuntive, come il tasto indietro e il multitasking (per chi proviene da altri smartphone con gesture simile, si dovrà solo prendere le misure). Lo speaker è posizionato in basso e ha un buon volume per la sua categoria.
Huawei ha aggiornato la fotocamera di Huawei P10 portando al suo interno le innovazioni viste con Huawei Mate 9. Abbiamo due fotocamere realizzate in collaborazione con Leica (la collaborazione dovrebbe in teoria essere ora più profonda): una a colori da 12 megapixel e una monocromatica da 20 megapixel. È possibile scattare foto da 20 megapixel a colori grazie alla buona interpolazione software. Gli scatti con buona luce sono superiori alla media e riescono nella maggior parte dei casi a reggere il confronto con i top più blasonati. Non c’è l’HDR automatico, ma il software sembra comunque fare un buon lavoro con i controluce. C’è comunque una modalità manuale per HDR, che offre risultati più aggressivi.
Con poca luce l’immagine se zoomata mostra non poco rumore digitale che tende a creare un effetto “acquerello”, ma nel suo complesso le foto sono buone. Quello che stupisce di più è l’ottimo bilanciamento dei colori anche con poca luce. Sempre ottime le funzionalità aggiuntive come il Light Painting. Non male anche in video alla risoluzione massima di 4K (o 1080p a 60fps) che ora godono anche della stabilizzazione ottica.
La fotocamera mette poi ancora a disposizione la modalità di profondità di campo che simula una sfocatura grazie al calcolo della distanza delle due fotocamere. Infine è stata introdotta una nuova modalità ritratto che in pratica implementa questa specifica funzione per fotografare persone e scontornarle quindi perfettamente. Funziona in molti casi e l’effetto è tutto sommato gradevole. Ah, e non dimentichiamo della possibilità di scattare in B/N con il solo sensore monocromatico raccogliendo in questo caso il maggior numero di dettagli possibili.
La fotocamera frontale è una nuova 8 megapixel ƒ/1.9 realizzata in collaborazione con Leica. È sicuramente un bel passo in avanti e ha alcune funzionalità molto interessanti per gli amanti dei selfie: l’allargamento o il restringimento del campo automatico quando ci sono più o meno persone nell’inquadratura e la stessa modalità ritratto della fotocamera principale.
Huawei ha implementato in questo Huawei P10 la versione più recente del suo software (EMUI 5.1) basato su Android 7.0 Nougat. Il software è completo è rifinito ma non porta grandi novità. Rimangono i temi, il supporto alle gesture con le nocche (che permettono anche di dividere lo schermo) e un perfetto supporto a tutte le notifiche (in passato Huawei non era stata sempre impeccabile). Rimane poi per chi volesse la possibilità di abilitare i tasti a schermo (e di invertirli se si preferisce). È possibile poi attivare il drawerdelle applicazioni e gestire a piacimento le notifiche, permettendo anche allo schermo di accendersi quando ne riceverete una. Possibile poi “sdoppiare” le app per avere account diversi, anche se noi abbiamo trovato compatibili solo WhatsApp e Facebook.
La batteria di P10 è da 3200 mAh, ancor più dell’anno scorso “un miracolo” considerando le dimensioni dello smartphone estremamente contenute. Questo permette allo smartphone di poter arrivare a fine giornata con quasi qualsiasi tipologia di utilizzo. Solo con un utilizzo stress potrebbe aver bisogno di una ricarica prima della fine della giornata.